Sulle Dolomiti con i Lupi Grigi

Ed eccoci  ancora qui, a sciare sulle Dolomiti, queste montagne incredibilmente belle, così belle che ogni volta che le vedi ti sembrano diverse e ogni volta che sali sopra una di queste cime di roccia rosata, composta dai coralli che milioni di anni fa formavano il fondo di un mare tropicale, ti sembra di toccare il cielo e ti stupisci di quello che vedi intorno come se fosse la prima volta.

Guardo Ennio che scende con lo stile di un maestro ( lo è stato in gioventù) e l’entusiasmo di un diciottenne , disegna larghe curve veloci urlando il suo “ah ! Che beautè!” ( In realtà dice che bo’ tep in dialetto bergamasco, che bel tempo)

Il Bono è più giù, in testa al gruppo, come un vero capo, è il nostro Duce  (niente a che vedere con quell’altro) inteso come guida, scia sicuro per il lastrone ghiacciato della “nera di Porta Vescovo” , sta leggermente piegato e un po’ all’indietro posizione tipica di chi è abituato a sciare sulla neve fresca, quando non scia con noi pratica sci-alpinismo. Mentre li guardo scendere davanti a me, vengo superato da Alberto, l’industriale, lui va giù con serpentine veloci, sembra che faccia “lo speciale” come il vecchio Tomba, mi fermo per vedere se arriva Bruno, il dermatologo, lo vedo più in alto un po’ rigido e prudente, non lo dà a vedere ma è un po’ in difficoltà, dopotutto si fa ancora tutte le “nere” del Trentino con i suoi 67 anni e un ginocchio operato da poco: chapeau! Mi passa accanto guardandomi con un’espressione che sembra dire “cosa credi! Pensa per te!”.

Riparto di slancio ripassandolo di nuovo e prendendolo in giro, ci fermiamo dopo alcuni muri particolarmente impegnativi, le gambe fanno male, abbiamo un po’ di fiatone e ci sono 15 gradi sotto zero ma non rinunceremo mai alle nostre discese, alle montagne e all’avventura, almeno fino a che ci durano le ginocchia! Siamo un gruppo di vecchietti, i “lupi grigi”, quando facciamo lo Ski-pass ci fanno lo sconto perché siamo tutti over 65 , il Bono ha quasi 70 anni, io sono il più giovane e ancora per quest’anno ho dovuto pagare il biglietto intero! In fondo alla discesa ci togliamo gli sci per attraversare  la statale del Pordoi ad Arabba, Bono (Bonifacio) ha fatto qui l’ufficiale degli Alpini molti anni fa, anche Ennio ha fatto lo stesso: entrambi tenenti appena usciti dal “Politecnico di Milano”, amano queste montagne e  conoscono il nome di ogni cima, andare a sciare con loro è un vero privilegio, oltre che un divertimento: ogni giorno nuove piste e nuove cime, conoscono tutti gli impianti di risalita e i posti più belli da vedere,  non si fa mai lo stesso giro, o perlomeno mai nello stesso modo e ogni volta mi meraviglio e mi stupisco di quello che facciamo e vediamo. Siamo partiti dal “Lupo Bianco” verso il Belvedere 2377 m , abbiamo scavalcato il Passo Pordoi al “Sass Becè”2395 m, fermandoci ancora una volta ad ammirare lo stupendo panorama con il Sassolungo a sinistra, il Piz Boè di fronte e la Marmolada alla nostra destra.

Siamo scesi fino ad Arabba e poi, risaliti sulla funivia,  giù per la nera di Porta Vescovo da 2478 m, adesso risaliamo verso il “Plan Boè “1810 m  dove una pista stupenda nel bosco ci rende euforici. Saliamo al “Bec de  Roces a 2160 m da dove scenderemo verso il Passo di Campolongo, senza però farci mancare il Boè a2000 m e infine la “nera del Vallon” a 2520 m. Stiamo facendo i “quattro passi” il grande anello che gira intorno al massiccio del Sella unendo con un formidabile sistema di impianti di risalita il Passo Pordoi, il passo di Campolongo, il passo Gardena e infine il passo Sella, una strepitosa “giostra”che, con le infinite varianti e le piste più belle delle Dolomiti, non ci si stanca mai di percorrere. Scendere dal Vallon proseguendo per il Boè non è proprio una passeggiata: dopo essere rimasti incantati dal panorama e aver fatto la foto di rito al rifugio Vallon.

si scende per una serie di muri normalmente ghiacciati, mentre il vento ti spruzza in faccia la neve. Spesso intorno alla cima si scia dentro una nuvola, con la nebbia gelata che ti fa appena scorgere il compagno di discesa, come lo scorso anno, ma oggi c’è il sole sul Vallon e ci buttiamo giù con un po’ d’incoscienza, fermandoci sul Boè a riprendere fiato. Davanti a noi le inconfondibili sagome del Civetta e del monte  Pelmo, l’Antelao e il Sopirapis, a destra l’enorme catino imbiancato della Marmolada, a sinistra le Tofane,  le Fanes e i monti dell’Alta Badia ( Conturines, Lavarella, Sas de la Cruse e Sassonger) , scendiamo per la bellissima pista dentro il bosco fino a raggiungere Corvara, poi  Colfosco da dove prendiamo la funivia per il Passo Gardena. Durante la salita che ci porterà ai 2220 del rifugio Cir e poi al rifugio Dantercepies dove faremo la lunga pista omonima fino a Selva di Val Gardena. Ennio, al centro della funivia, si guarda la punta degli scarponi silenzioso.

– Guarda, il gruppo del Sella, che spettacolo! E’ quella la val del Mesdi da dove sei sceso?

E lui zitto, non posso fare a meno di sorridere ripensando a ieri, mentre salivamo ai 3200 metri della Marmolada sulla seconda funivia, quella piccola che porta alla cima, quella con il pilone “virtuale”. Anche allora se ne stava a testa bassa e silenzioso mentre io cercavo di fargli ammirare il magnifico paesaggio sotto di noi:

– Guarda il Pordoi Ennio, che spettacolo!
– Mmmm
– Ma che hai paura?

E lui, a denti stretti:
-….Si!
– Ma tu sei ingegnere meccanico, conosci benissimo come funzionano questi impianti!
–  Appunto!….

Bono mi dice che dalla punta del Piz Boe 3152m si può scendere con gli sci fino a Colfosco passando per la val Mesdi o la parallela val Setus.

Dopo esserci fermati al rifugio per mangiare ripartiamo verso Selva, La Dantercepies è una pista meravigliosa, ai tratti nel bosco si alternano paesaggi bellissimi della Val Gardena e delle dolomiti, dall’Alpe di Siusi al Seceda dove scieremo domani.

La discesa è lunga e impegnativa : guardo la figlia di Bruno, Sara, che disegna curve eleganti e veloci, la seguo ma guardando la sua leggerezza capisco tutta la differenza di avere 40 anni di meno. Sulla Città dei Sassi con la parete del Sasso Lungo a strapiombo sopra di noi, mentre arranco nel pianetto con le gambe ormai stanche e il fiatone, mi fermo a guardare lo spettacolo naturale che ci circonda: le torri del Sella,i pini cembri abbarbicati sulle rocce immense, sembrano bonsai curatissimi, messi lì dall’ente del turismo e piantati uno a uno tanta è la perfezione naturale che sembra quasi finto, come una scenografia disegnata da un grande artista amante della natura, e ti viene da guardare verso il cielo…. E mentre lo guardo un parapendio rosso sfiora il Sasso Piatto, poi risale incredibilmente verso il Sasso Lungo, non è il solo a fare di queste imprese, il suo compagno sbuca da dietro l’enorme roccia seguendolo nel cielo. Ripenso ai palloni aerostatici che abbiamo visto in mattinata sorvolare queste cime, sei, sette palloni colorati sopra un paesaggio da favola, cosa sarà che ci fa fare simili cose? Quelli nei palloni saranno partiti alle sei per andare al luogo della partenza, avranno immesso l’aria calda dentro l’enorme pallone e poi si saranno alzati nell’aria gelida del mattino affidandosi al vento…. Allo stesso vento che guida quegli altri pazzi che volteggiano intorno al Pordoi, e  noi che abbiamo mogli, figli e nipoti, che abbiamo combattuto e lavorato una vita: chi ce lo fa fare di sudare per queste montagne, a rischio di romperci una gamba o peggio, siamo matti anche noi? Siamo tutti matti?


Quelli che scalano le montagne, e quelli che vanno sott’acqua, o nei deserti, quelli che si potrebbero accontentare e che non resistono alla voglia di vedere, di conoscere, di provare e di provarsi ancora una volta. Si, siamo matti, ma,  penso ributtandomi giù per il Pordoi: “Che beauteeeeeeeeee!”

Gianfranco Landini