Pieve romanica di Galatrona

Lo confesso, fino a tre anni fa non sapevo minimamente che nei dintorni ci fosse un luogo di nome Galatrona. Peggio ancora, la prima volta che m’è arrivato di rimbalzo pensavo fosse l’ennesimo manga-cartoon giapponese. C’è voluto un bel documentario, casualmente beccato a ore impossibili su una emittente DVBT del Valdarno (ora spenta, e ti pareva…) per erudirmi un po’ e mettermi la pulce nell’orecchio. Ho poi scoperto che mica ero solo a sapere nulla del birillone, e pure tra gente attempata come il sottoscritto! Bah!

Ma che c’è a ‘sta Galatrona? Beh, sulle ordinarie carte il posto è segnato a malapena, sono giusto quattro case sparse, ma anzitutto si trova all’imbocco nord della Valdambra, area pregna di medioevo e di posticini ameni (anche se tra un po’ sarà tutto off-limits perché privat-resortizzato e notando inoltre – complice GoogleMaps – che la vista aerea rivela un po’ troppe piscine che tanto medievali non sono), poi perché lì, a quota 480, c’è una bella torre, più o meno del X secolo e recentemente ristrutturata dalla cui cima viene offerta una impagabile vista sul Valdarno.

La cosa bella della storia, infatti, è che nonostante il manufatto avesse parti assai compromesse e, inavvicinabile pena pietroni in testa, se ne stesse andando in malora (cosa assai frequente, no?), prodi iniziative di circoli locali e comune di Bucine l’hanno riportata a novello e limpido fulgore, oltre che libera fruibilità per il volgo! Il comune ha acquisito il rudere nel 2002 e in soli 5 anni l’ha restaurato senza peraltro stravolgerlo e gli appassionati locali (“Gruppo Amici del Torrione”) ne curano l’apertura alle visite nei weekend da aprile a ottobre. Da non credere….

 

Maggio 2010. Alla torre si arriva sostanzialmente seguendo il CAI45A che magari incrociamo lungo l’avvicinamento poco dopo aver parcheggiato, ad esempio, al cimitero di Mercatale. Superata la Pieve e il Podere Petrolo, lo stradello si biforca: pedoni a destra. Poco sotto la torre si può usare un ben evidente scalandrino pedonale che fa da scorciatoia e porta subito al piazzale –parcheggio-picnic. Da qui si ha la prima vista ravvicinata integrale del torrione e una agevole rampa ne porta alla struttura di accesso.

 

L’ingresso originale si trova 4m più alto del suolo e la parte sottostante, fin sotto il terreno, è costituita da una capiente cisterna per la riserva d’acqua. L’ingresso rialzato, causa evidenti motivi di difesa facenti uso di scale retrattili ma forse non più opportuni in ambito turistico, ha reso necessaria la costruzione di una volata di scalini e annessa struttura.

 

La torre è alta 27m con base a pianta quadrata di 7m di lato. I muri sono spessi non molto meno di 2m per cui i piani interni formano localetti angusti e le scalette di salita risultano moderatamente ritte (però sono ben fatte, magari qualche titubanza arriverà con la discesa…). Non manca comunque lo spazio per piccole esposizioni di reperti locali.

 

Dal Chianti al Pratomagno. Riconoscibile l’abitato di Mercatale V.no. Sulla destra, non fosse stato per un potente e basso sole che ha quasi incendiato il CCD, si sarebbe visto l’imbocco della Valdichiana con l’inconfondibile sagoma di Civitella.

 

L’arrivo di buon’ora ha permesso di gustare in esclusiva tranquillità le risorse locali, compresi i disponibili e competenti custodi-guida. La visita formalmente è gratuita ma di fronte allo spettacolo e alle volontà che l’hanno reso fruibile è obbligo più-che-morale sganciare l’obolo d’offerta. Pensateci un attimo: il nostro territorio è ricco di opere del genere, ma quante sono rimaste a mero rudere e quante invece hanno ritrovato una simile e fruibile integrità?

 

L’area attorno alla torre è caratterizzata da resti di un insediamento etrusco-romano e di un fortilizio di cui la torre stessa faceva parte, che fu dei conti Guidi poi arraffato dai Tarlati e infine dai fiorentini dopo la caduta di Arezzo.

 

La notevole struttura produttiva e ricettiva di Villa Petrolo, con annessa fattoria.

 

La Pieve romanica di Galatrona, ora denominata robbiana per delle opere interne attribuite al noto artista, è costituita da un compatto complesso di opere e fabbricati, visitabile in via guidata su prenotazione, forse anche perché appare soffrire di qualche acciacco strutturale.

 

 

In primavera, un rigoglio floreale!

 

Poco sotto la Pieve ci imbattiamo su un cipresso che in qualche modo attira l’attenzione, vuoi anche per l’annessa funzione di segnavia. Si tratta di un albero bisecolare classificato “monumentale”, con circonferenza al pedone di 4m e noto soprattutto per l’ospite fico che ha trovato terreno fertile tra il materiale organico intrappolato tra la sua vetusta ramificazione. La foto, mosaico di 4 scatti e pure in pieno controsole, ha messo a dura prova la macchinetta …

 

 

La passeggiata descritta conta meno di 4km a/r all inclusive e ascensioni limitate, quindi è proprio per tutti. Per chi ha tempo e gambe , si può poi proseguire con il CAI45A verso sud, incrociando il CAI45 e fare tombola con S. Leolino, Cennina, Duddova e Solata.

Sapete, dopo l’esperienza, ogni volta transito in zona Levane/Bucine, sia in treno (il che purtroppo accade giornalmente) che per autostrada o provinciale, mi viene istintivo il guardare verso M. Luco e trovare l’inconfondibile sagoma della millenaria torre.

Saluti a tutti da Carlo Palazzini