Le più cantate cascate del Parco

 

Acquacheta Falls

Seconda metà di giugno, col meteo finalmente un po’ stabilizzato, c’è una stuzzicante occasione di scarponata alle famose cascate dell’Acquacheta con tour organizzato dal CAI Arezzo, trasferimento in autobus compreso. Amministrativamente già in Romagna (ma sempre quella toscana, secondo memoria granducale), S. Benedetto in Alpe e le dantesche cascate fanno parte del lembo NW del beneamato Parco. Ma siamo a 100+ km di strada da Arezzo, con buona parte oltremodo tortuosa, e il pensiero di trasferta fai-da-te, con rientro tardo-pomeridiano dopo levataccia e diverse ore di scarponata, angoscia più che un po’. Ergo, opportunità da prendere al volo!

 

Acquacheta Falls

A San Benedetto in Alpe, dopo un caffè ristoratore, si imboccano le scalette che dal ponte scendono sulla sponda destra del’Acquacheta, che comunque da qui a valle cambia nome, e in un baleno siamo in pista boschiva.

Acquacheta Falls

Acquacheta Falls

Il sentiero, CAI 409, si addentra inizialmente con piacevoli livellamenti per poi rizzarsi in modo sempre più sensibile: una ascesa che dai 500m di S. Benedetto porterà in breve ai 970m del transito sul Prato Andreaccio. Voltoline, uno squarcio di magnifica veduta a valle (“Uh, eravamo laggiù?”), ancora voltoline, pantanosi grufolamenti, una rapida tirata di fiato e poi ancora salite e scalandrini, la foresta che cambia da bosco misto a faggeta – con esemplari secolari che non passano certo inosservati! – e finalmente la verde radura. Il sole si è nascosto, minaccia pioggia, il vento che sferza il Prato gela il sudore e per attraversarlo occorre indossare qualche rinforzo (salvo Franco che se non scende sottozero va comunque sbracciato).

 

Acquacheta Falls

Acquacheta Falls

Acquacheta Falls

I poveri resti di uno dei diversi insediamenti rurali d’altre epoche e che rappresenta un noto milestone del percorso. Grama vita doveva essere quella quassù… E con questa riflessione si prosegue per il monte di Londa.

Acquacheta Falls

Dal Prato Andreaccio alle Balze Trafossi si ondula in cresta sempre attorno ai 950m medi, dopodiché si scende più o meno dolcemente verso il Sodaccio e il successivo guado dell’Acquacheta, giusto poco prima che il torrente compia il noto e spettacolare salto.

 

Acquacheta Falls

Subito dopo il guado, si esce nell’arioso e rigoglioso Piano dei Romiti, probabile resto del lago formato dal torrente dopo che una frana ne aveva occluso l’originario corso. E il torrente, tracimando dal bacino, si è alla fine trovato un altro sfogo, quello attuale, con spettacolo incluso.
Dopo aver superato i ruderi de I Romiti, altro insediamento rurale d’epoca, per l’ora di pranzo ci accampiamo nell’adiacente e invitante acclivio che pure porta un provvidenziale cippo a ricordo dello scomparso eremo benedettino.

Acquacheta Falls

Dal luogo di pit-stop rifocillatorio, ri-guadando avanti e ‘ndrè il torrente, facciamo la puntatina sul Letto di Dante, lo spianato mensolone di arenaria che offre un’affascinante veduta sulla valle verso S. Benedetto, raggiungendo infine l’apice della cascata, anche detta “la caduta”.

Acquacheta Falls

Acquacheta Falls

Acquacheta Falls

Nelle tre immagini sopra, un tentativo di carrellata totale della caduta, dai primi stramazzi allo scivolone di una settantina di metri. Nell’ultimo fotogramma, ripreso dall’alto verso il basso, il circolo rosso evidenzia il dirimpettaio balconcino belvedere dal quale transiteremo di lì a poco.

Acquacheta Falls

Ripercorso quindi a ritroso il cammino fino ai Romiti, si imbocca il CAI 407 che porta in breve alla meno decantata ma non meno affascinante e ben più godibile “cascata piccola”, formata dal torrente Lavane o anche Ca’ del Vento. L’acqua è gelida, la cascata sembra disegnata tanto è composta ed elegante, le sfumature dal limpido allo smeraldo dello specchio d’acqua incastonato in splendida ambientazione sono da fiabesca scena hollywoodiana. La godibilità poi è ben evidenziata dalla folla di arditi bagnanti. E si dice che il Ca’ del Vento non vada mai in secca.
Il guado della pozza, così come in precedenza è stato per l’Acquacheta, non pone grossi problemi in alta stagione, anche se in altri periodi meglio prevedere contromisure.

 

Acquacheta Falls

Subito dopo la verde pozza si giunge al frequentatissimo terrazzino belvedere, dal quale si scattano milioni di foto e qui ripreso di fronte (il circolo rosso in foto precedente) e da tergo, con relativa vista prospettica sulla cascata. Peccato per il sole ancora latitante, che se ne uscirà poi beffardamente quando ormai poteva anche farne a meno…

 

Acquacheta Falls

La decantata “caduta”, che tanto ammaliò il Sommo Poeta nel 1300, qui già in portata “estiva” con i tipici tre rivoli, mentre a inizio primavera tende ad essere una massa unica e fragorosa. Le oblique arenarie di sommità, ai primi stramazzi, sono quelle dove eravamo non molto prima e la cui estensione (fuoricampo a sinistra) va a costituire il citato “letto”. Altri strati evidentemente fungono da spiaggette pensili…

Quest’area, instabile come tra l’altro il vicino complesso Falco-Falterona, ha visto estesi lavori idraulici, vere e proprie modifiche idrografiche imponenti per l’epoca medievale, probabilmente architettati dai millenari monaci benedettini per garantire colture, pascoli e regimazione acque, usate anche come forza motrice dei mulini.
La percepibilità di relativi manufatti e opere è purtroppo sostanzialmente persa a causa degli sbancamenti per il passaggio del metanodotto (anni 1980), che pare abbiano anche influito negativamente sulle portate dei torrenti in questione.

Sia l’Acquacheta che il Ca’ del Vento (considerando l’innesto dell’Arnaio, reminiscenza delle citate opere medievali) ricevono significative acque dal Monte Lavane, un paio di chilometri a NW, ma hanno corsi praticamente speculari, uno orario l’altro antiorario rispetto alle frapposte alture a ovest della cascata, tant’è che vi arrivano da direzioni opposte.

I monaci benedettini cluniacensi si stabilirono in zona a cavallo del Mille, fondando l’abbazia a Poggio, l’abitato staccato da S. Benedetto e che ha visto la presenza di S. Romualdo e forse anche di S. Benedetto stesso. Un po’ incerta sembra invece presenza e posizione del fabbricato eremitico a memoria del quale è stato recentemente posto il cippo che è stato di solido supporto al nostro veloce pranzo.

Si ritiene probabile che la zona costituisse inoltre un consolidato passaggio tra Romagna e Firenze.

 

Acquacheta Falls

Ammirata e rimirata la famosa colata acquea, si prosegue verso valle costeggiando la sponda sinistra del torrente. Evidenti anche se non segnate le deviazioni che portano alla base della cascata, alla Pozza dell’Ufficiale, dove confluisce il Ca’ del Vento. Il sentiero, che qui è anche SN2 e dotato di frequenti pannelli informativi, corre spesso tra rustiche balaustre a mo’ di dissuasione da fuoripista speso irriguardosi del delicato ambiente naturale. In alcuni tratti si calpestano lastricati secolari: chissà se risalgono al ghibellin fuggiasco, e magari anche quei consunti e fragili tavoli e sedili di pietra poco prima del Molino…

 

Acquacheta Falls

Si prosegue lungo il fosso che rimbomba là sovra San Benedetto / de l’Alpe per cadere ad una scesa / ove dovea per mille esser recetto …(Inferno, XVI, versi sulla cui intepretazione ancora si discute). In effetti, per un buon tratto il torrente continua ad essere impetuoso e brontolone (e con invitanti piscinette a valle di cascatelle) ma a valle del rifugio di Ca’ del Rospo (si, ci sono molti anfibi qua…) le acque si allargano e si placidano (s’è appunto chetato, no?) tanto che è stato allestito un tranquillo parco fluviale attrezzato e, ancora più a valle, il sommesso mormorio allieta invitanti spiaggette.

Acquacheta Falls

La Sacra Edicola prelude al rientro nell’asfalto in un tornante della strada che sale a Poggio e Marradi, che prendiamo in discesa verso l’abitato di S. Benedetto, che è pure sede di Centro Visita del Parco. In pochi minuti siamo nuovamente al bar-ristorante-albergo (indovinate come si chiama?) che già ci aveva visti mattinieri clienti e che ora ci offre voluttuosa occasione di un fresco e spumeggiante birrone!

 

BMap

Uno sguardo virtual-aereo dell’anello: (1) S. Benedetto in Alpe, quota 500: (2) Prato Andreaccio, 975; (3) Case M. di Londa, 935; (4) Sodaccio, 767; (5) guado dell’Acquacheta e Piano dei Romiti, 715; (6) Letto di Dante, 715, e origine della Caduta, 695; (7) ruderi de I Romiti, 725; (8) cascata “piccola”, 678; (9) terrazzino Belvedere, 690; (10) Molino, 654; (11) Ca’ del Rospo, 580; (12) parco fluviale attrezzato, 515; (13) Maestà, 528.
Le quote sono GPS-rilevate e pertanto meramente indicative. Il percorso risulta poco più di 12km e con 700m abbondanti di ascensioni. Il sentiero CAI 407/SN2 è ovviamente la via breve, battutissima e per tutti. La valle è caratterizzata da microclima umido e temperato e ricca di varia vegetazione, cosa che in genere consiglia precauzioni antiparassitarie.

Alcuni riferimenti:

  • San Benedetto in Alpe, l’Abbazia, le cascate dell’Acquacheta, pieghevole distribuito dal Comune di Portico e S. Benedetto in Alpe;
  • carta escursionistica ufficiale PNFCMF&C (Selca), 1:25K, 2001 (e successive);
  • M. Ragazzini, L’Abbazia di S. Benedetto in Alpe, “Annali Romagna 2013”, Fond. Patuelli, Ravenna;
  • S. Bassi, A piedi nel Parco, ComunicAzione (FC), 2010.

Saluti a tutti da Carlo Palazzini (e un ringraziamento al CAI, sez. Arezzo)