Calamite e cellulosa (1)

Allora, stante l’antefatto costituito dal PROLOGO e la palese minaccia ivi contenuta di proseguire nella dissertazione nonché considerata l’assenza di feedback negativi (lagnanze, reclami, diffide…), che la mia presunzione assume come invito al seguitare, andiamo al Capitolo 1 della saga Tecnosupporti per scarpinate fuoriporta, dove parleremo sommariamente di cartografia escursionistica e bussolame.

 

Ispirazione fondamentale di queste “pagine” sarà:

Chi sa fare fa, chi non sa fare, insegna. E se non sa neanche insegnare fa il consulente.

Per cui, per evitare mortificazioni, mi limiterò ad elencare, incuriosire e magari provocare, rimandando per ogni serio apprendimento a ben più dotte fonti reperibili in libreria o in The Net.

 

Per quanto demodé possa sembrare, la disponibilità e l’uso consapevole di tale strumentazione, unita alla conoscenza di tutta una serie di tips&tricks di orientamento con risorse naturali (che noi non tratteremo), costituisce di per sé uno strumento completo di navigazione e pure un gradino propedeutico per più agevoli, completi e magari divertenti metodi hi-tech di cui parleremo in futuro.

Va da sé che nel contesto, col termine orientamento, invadendo anche parti proprie della navigazione (routing), noi intenderemo quella porzione elementare di disciplina (o scienza) che risponde a quesiti tipo: Dove mi trovo? Dov’è la mia destinazione? Che strada seguo per andarci? E quanto dista? E tu dove sei?

 

Una mappa adeguata è sempre un buon investimento (6-8 €) e non serve solo a non perdersi o stabilire il miglior routing ma anche a mantenere una costante consapevolezza di ciò che ci sta attorno, anche per pura curiosità e sano appagamento. Oltre che per una opportuna pianificazione logistica, anche un eventuale e imprevisto cambio di programma può essere meglio valutato e ponderato davanti alla mappa.

 

Va pure da sé che ambientazione di esercizio di tali dilettevole passatempo saranno territori a scarsa antropizzazione, tendenzialmente collinari o montuosi, dal boscoso fitto al roccioso e comunque non certo luoghi in cui per arrivare in un certo punto basta CAP, odonomastica e numero civico. Ed è altrettanto sottinteso che il soggetto scarpinatore è tutt’altro che un senior member del CAI locale alla sua 74a trekkata nell’area e che farebbe ormai anche ad occhi bendati durante una nevicata…

Il terzo interrogativo di cui sopra, “che percorso seguo per arrivare dove desidero?”, è spinoso assai soprattutto perché in terraferma è a dir poco raro il poter seguire una linea retta. Nella maggior parte dei casi, noi escursionisti della domenica dovremo servirci di un tracciato artefatto, sia esso strada asfaltata o bianca, stradello, tratturo, mulattiera, sentiero CAI o misera pista selvatica. Quindi tutta questa roba – e tanta altra, di fatto – c’ha da essere, nella nostra carta! E quindi la bella carta 1:100000 del TCI non va tanto bene, qui! Ci vorranno carte apposite, a media scala (generalmente 1:25000), su base topografica, chiamate generalmente “carte escursionistiche” o “dei sentieri”. Ci toccherà comprarle, ma costano meno del cinema e qualcuna vale molto di più del suo prezzo. Altre invece….

 

Nei punti topici o in presenza di falsi o veri incroci è buona usanza fare un map check, anche solo per non perdere l’abitudine o magari per sapere dove va quel cavolo di pista lì a destra mica segnata.

Per non rovinare troppo le mappe originali e per manipolare qualcosa di più agevole (sui crinali tira sempre vento ed è dura gestire un metro quadro di carta…), mi porto sempre delle copie parziali, mirate alla missione, con piegatura da tasca e magari un po’ ingrandite così evito di inforcare gli occhiali. Anche se riprodotte fuori scala, infatti, il loro reticolato chilometrico mantiene idea e proporzioni delle distanze per una rapida valutazione “a occhio”.

 

Facendo un pentolone di caratteristiche necessarie o desiderate di una moderna cartografia (cartacea), direi che i contenuti informativi grafici-simbolici-testuali richiesti sono almeno:

  • orografia e morfologia del suolo mediante curve di livello (isoipse) a step di 20-25m, e colorazioni di fondo ben significative (vegetazioni [densità, tipo, essenza] , colture, idrografia, rupi, rocce, …, sfumo e frequenti riferimenti altimetrici;
  • infrastrutture di origine antropica (edifici/fabbricati, ponti, gallerie, recinzioni, edicole-croci-cappellette, viabilità di ogni ordine e tipo, dalla classica viabilità automobilistica ai sentieri – classificati/segnati e non; meglio se la sentieristica è rilevata (GPS) e non derivata (molte piste pedonali non risultano da aerofotogrammetrie, specialmente nei tratti boscosi: Google Maps insegna …);
  • ampia toponomastica, compresa idrografia, zone, aree, riserve perimetrate, poderi, edifici rurali, orografia (alture, selle, creste, speroni, cime, depressioni…)
  • risorse importanti per la persona: rifugi, fonti d’acqua, bar, ostelli, posti di soccorso, pericoli..
  • info importanti per il cammino: guadi, ponti, tratti attrezzati, cancelli/sbarre, viste panoramiche, elementi caratteristici, luoghi/aree di interesse culturale, storico, archeologico naturalistico o paesaggistico, eventuali limitazioni…

il tutto naturalmente espletato con massima leggibilità e chiarezza.

Quanto sopra è immediatamente intuibile e comprensibile, basta aprire una buona carta per rendersene conto, ma purtroppo non è tutto! Dico purtroppo perché non si può fare a meno di almeno sfiorare un mondo di complicazioni e tradizioni dovuto all’eterno dilemma di avere una rappresentazione piana (ipotetica vista ortogonale) di ciò che piano non è e anzi è pure sgorbio. Per fortuna, nel nostro caso, possiamo anche fare a meno di sciropparci in profondità tutto il pasticcio delle proiezioni, degli ellissoidi orientati, del modulo di deformazione o della conservazione di questo o quel valore geometrico. Considerate infatti le ristrette aree su cui la scampagnata insiste (pochi chilometri) e le accuratezze da noi richieste (una decina di metri), eventuali deformazioni dovute alla proiezione non ci assillano più di tanto (mentre un geodeta inorridirebbe!). Diremo solo che un ellissoide (semplice solido di rotazione che approssima la terra) orientato secondo l’occasionale centro di emanazione (ovvero si aggiusta la posizione dell’ellissoide in modo che meglio soddisfi la locale bisogna) costituisce il famoso map datum, denominazione trendy di sistema di riferimento geodetico e di cui moltissimi, prima dell’avvento massificato del GPS, manco mai ne avevano sentito parlare. Ad ogni buon conto, le nostre carte sono tutte derivate da una proiezione conforme (ovvero che lascia inalterati gli angoli) detta trasversa(le) di Mercatore.

Alt, non scappate che non è finita! manca l’ultima, antipatica questione di come la carta “localizza” un suo punto. Non è una cognizione strettamente necessaria (sempre per in nostri fini, che sono del tipo di non perdersi al Parco del Pionta o poco più) ma se non si sopporta l’onta dell’ignoranza o putacaso si voglia comunicare a terzi, in una lingua comune, uno specifico punto-carta non toponomato, oppure si debba riportare su carta il punto fatto con un GPSr non cartografico, come s’addafà? Ecco allora spuntare meridiani, paralleli, origini, fusi e reticolati chilometrici. Ma se si parla di numeri, per evitare di pigliare vergognose cantonate, sarà bene non sommare – tanto per dire – metri e yard! Nel nostro caso, una lettura su una griglia, qualunque essa sia, deve sempre essere associata al suo datum. Usare uno stesso set di coordinate su sistemi di riferimento differenti può portare a errori sulle centinaia di metri! Invitandovi al solito, immancabile approfondimento, vediamo di sintetizzare drasticamente le accennate complicazioni esistenziali che ci incombono:

  • s’ha bisogno di modellare la terra, patatoide, con un solido più manipolabile, l’ellissoide, che se ben posizionato costituirà il sistema di riferimento (aka map datum); nel belpaese, salvo l’obsoleto Roma 1940 che vorremmo volentieri buttare nel dimenticatoio, avremo a che fare con l’European Datum 1950 (ED50) e con il WGS84 (in Europa ridefinito formalmente ETRF89, ma lasciamo la cosa ai perfezionisti);
  • s’ha bisogno di passare dal tridimensionale ad una rappresentazione bidimensionale, cosa che facciamo addottando sistemi di proiezione; ce ne sono a decine, ma per le nostre topografie abbiamo già annunciato che troveremo solo una particolare proiezione conforme di Gauss, la cilindrica trasversa(le) di Mercatore, nelle forme di Gauss-Boaga (Roma 40) e UTM (ED50);
  • s’ha bisogno di definire univocamente la posizione di un punto, ergo adottiamo sistemi di coordinate di tipo geografico (latitudine e longitudine, con particolare attenzione a vecchie carte Roma 40 che potrebbero originare le longitudini da Roma – Monte Mario anziché Greenwich!) o planimetriche (reticolati chilometrici, col trabocchetto che quello Gauss-Boaga non è lo stesso dell’UTM!). Uffa!

 

Belle carte a grande scala (1:10K) e disponibili gratis su base vettoriale (anche se attraverso un vecchio plugin per il browser) sono le Carte Tecniche Regionali (CTR) disponibili presso lo Sportello Cartografico della Regione Toscana. Possiedono molti dettagli di infrastrutture tecniche che potrebbero non interessare le nostre gite (se non come landmarks, punti di riferimento per orientamento) ma i relativi layer possono essere “spenti”, e la leggibilità ne gode. Purtroppo la sentieristica è inattendibile o assente, quindi raramente possono essere usate così come sono. Inoltre mi sono imbattuto anche in sonori svarioni. Taglio, reticolo, e coordinate geografiche sono un a panzanella di datum vari, occhio! Nell’esempio, una rielaborazione artigianale su base CTR di diversi anni fa, a scopo personale.

Interessante sull’argomento l’opuscolo sulla cartografia topografica regionale.

 

Per quanto riguarda il pensionamento di arcaici sistemi nazionali, ciò che non hanno fatto nella forma decenni di inettitudine governativa sta facendo nella sostanza il massiccio uso del GPS (o del Galileo che verrà) e del collegato sistema di riferimento planetario WGS84. Già, planetario e non più locale come la miriade di altri datum! Qui l’ellissoide è geocentrico e allineato con l’asse di rotazione anziché localmente orientato per campanilismo. Vista l’applicazione, non poteva essere altrimenti.

 

Il reticolato chilometrico UTM forma, sulle carte 1:25K, una maglia di quadrati di 4 cm (=1 km) di lato, comodissima per stime anche a naso di distanze. Può anche fungere da sistema completo di coordinate per individuazione di un punto, nel qual caso occorre capire i suoi meccanismi (non certo difficili ma magari non sempre immediatamente intuibili) e aiutarsi con il coordinatometro, una specie di righellino multifunzione che permette di leggere fino al decametro all’interno del quadrato (vedi esempio applicato alla lettura del punto fucsia sulla carta). O lo si compra o, come faccio io, lo si stampa via laser su acetato termoresistente.

Da metabolizzare che, al contrario dei meridiani, il reticolato non è orientato a nord! L’inclinazione del reticolo varia in funzione della distanza dal meridiano centrale del fuso fino a diventare vistosamente obliqua al confine tra due fusi.

In secondo piano, attenuata per non provocare il detentore del copyright, la carta ufficiale PNFCMF&C. Per quanto ne so, è la prima carta escursionistica toscana che abbia abbandonato il vetusto impianto grafico delle IGM 25V per adottare quello estremamente superiore della Serie 25 anni ’80. La cura, la leggibilità e i valori aggiunti di questa carta (compresa la correzione di “Ghiandaia” in “Ghiacciaia”, ricordate l’articolo? ), che tra l’altro copre un’area assai vasta, la rendono un obbligo per ogni amante del Parco. Unico rilievo, ma non certo tragico, sono i sentieri tracciati in modo graficamente grossolano e con andamenti talvolta un po’ fantasiosi, cosa peraltro comune a tutta la cartografia pre-GPS.

 

Ma saltiamo direttamente a certe ripercussioni pratiche di tali artefatti sui nostri preziosi lenzuoli di cellulosa:

  • una carta che riporti la griglia di coordinate geografiche (alias meridiani e paralleli) riferita al datum WGS84 è la forma più moderna, vale in tutto il sacrosanto pianeta e “parla” la lingua nativa del GPS e di tutti i geo-trastulli on-line; pure meglio se riporta anche il reticolato chilometrico UTM, fusi 32 e 33 (o 34 se siamo in punta di tacco…);
  • se riporta solo la griglia di coordinate geografiche e/o reticolato UTM (fusi 32 e 33) riferite al datum ED50, la carta ha qualche anno ma va pure bene e non ci sono troppi problemi di dialogo con strumenti moderni (si trasforma senza troppi pianti e molti aggeggi supportano direttamente il sistema);
  • se la carta è riferita al map datum Roma 40, reticolo anzi “quadrettatura” chilometrica  alla Gauss-Boaga (fusi est e ovest) e magari con longitudini originate da Monte Mario (sede del nostrano “meridiano fondamentale”), state preoccupati; è una nota vergogna del sistema italico l’aver continuato a usare riferimenti all’antico sistema che dal 1948 non è stato ancora legalmente spodestato dall’essere “il sistema di riferimento nazionale”, neanche dopo la post-bellica standardizzazione dell’ED50 (European Datum 1950) da parte della NATO; ma pure vergogna che ancora si vendano tali carte!
  • se la carta non si degna minimamente di riportare informazioni del genere, prendetelo come un insulto e imbestialitevi pure; con un po’ d’occhio la cosa è aggirabile ma rimane comunque una mancanza di serietà.

Aggiungiamo che carte dei due ultimi tipi sono normalmente anche obsolete, con riproduzioni tipografiche spesso scadenti (anche se talvolta imbellettate di sovrastampe, colori e sfumature che pure pregiudicano la leggibilità), toponomastica in calligrafia (indizio di riproduzioni IGM anni ’50) e ormai ampiamente superate anche nei contenuti informativi. Non avete idea di quante carte in commercio possano rientrarvi, pure diverse di quelle note e blasonate, male endemico di tutta la Toscana, e si salva un po’ solo qualche pezzo d’Appennino. Guardatevi qualche carta svizzera o anche solo qualche Tabacco dell’arco alpino e poi capite la differenza.

Ecco, abbiamo liquidato in tre righe tutta una scienza (che San Tommaso Apostolo mi perdoni!) ma per i volenterosi non mancano le risorse di approfondimento.

 

Negli USA, come spesso vi accade sotto la ragione che il servizio è già stato pagato dal contribuente (vedi servizio GPS), la cartografia topografica nota come USGS topo 24k, equivalente alla nostrana IGM Serie 25 se non fosse per la bislacca scala che risale alle misure imperiali, è disponibile a prezzi ragionevoli (le edizioni recentissime e superdigitali) o addirittura gratis e in formati georeferenziati (le edizioni bitmap con qualche anno) che chiunque può scaricare, voi pure, e senza login… Ecco perché anche le buone cartografie per GPSr sono colà da tempo o Open Source o disponibili a buon mercato.

Per inciso, il datum NAD83, sistema nazionale USA sopra citato in figura, è parente stretto del WGS84 e, per fini escursionistici, assolutamente equivalente (so’ mica fessi!).

 

Il cartiglio/legenda perfetto di una carta, che contiene anche la corretta interpretazione di grafismi, coloi e simboli utilizzati, ha come riferimento ideale quello che l’IGM pone sulle tavolette (vecchia ma invalsa denominazione delle “Serie 25”, ovvero topografiche 1:25000), anche se lo zampettatore domenicale non opera rilievi geodetici e raramente può mettere a frutto tanto dettaglio e accuratezza. Ad esempio, la declinazione magnetica (angolo tra nord vero/geografico e nord magnetico, che ha una valenza locale) ha per noi italioti un valore paragonabile all’errore della nostra bussola (cinese) e della sua lettura per cui la trascuriamo disinvoltamente. Per i curiosi, al momento siamo tra 0 e 2° E, ovvero il nord magnetico sta a est di quello vero.

 

I mitici parchi USA!!! Enormi, selvaggi, spettacolari. Qui si materializza il vero trekking, la cui etimologia Afrikaans significa “migrazione in carovana e buoi”, ovvero itinerari di diversi giorni, un po’ come farsi l’intero nostro GEA o diversi giri del Parco degli Abruzzi. Anche in questo caso, la cartografia di dettaglio utilizzata per il viaggio è la USGS topo 24K o sue derivate specifiche, ma per una visione d’insieme sono disponibili in PDF delle fantastiche carte d’insieme con dettaglio vettoriale, più o meno equivalenti a 1:100K. Vedi i due esempi riguardanti lo Yosemite e Yellowstone (scusate se è poco!). Carta e bussola sono nel DNA degli yankees, tant’è che le indicazioni viarie raramente sono “verso là” o “verso quello” bensì “verso ovest” o “verso nordest”. Come nel Tube di Londra. Dal nostrano parks.it agràtisse non si tira giù nulla…

 

Termino l’episodio con una buona notizia, ‘ché tanto poteva fregàvvene de méno e comunque l’avevamo già intravista: vista la limitata estensione delle nostre mappe a media scala, i ghirigori riportati, oltre che conformi come già noto, possono senza troppo timore essere considerati anche equivalenti (mantenimento delle proporzioni di area) ed equidistanti (mantenimento delle proporzioni di lunghezza). Sì, vedo che saltate di gioia.

 

A questo punto o sapevate già tutto e siete schifati o eravate digiuni e siete mezzi (aretino per saturi-fradici, pr. métzi). Ricordo che nel vecchio libercolo trovate altre sevizie mentali in argomento ma se si vuole approfondire seriamente non vi mancano le keywords da guglàre.

Alla prossima puntata per il colpo di grazia su Calamite e cellulosa.

Carlo Palazzini