Tromba d’aria, o semplicemente un downburst?

Riproponiamo questo articolo apparso tre anni fa sul nostro portale per spiegare perchè 9 volte su 10 non si è trattato di tromba d’aria (come molti pensano e come troviamo purtroppo spesso scritto sui giornali…) ma di un ben più comune downburst. Le trombe d’aria sono molto RARE nelle nostre zone, mentre l’altro fenomeno è ben più comune e in certi casi altrettanto distruttivo. Buona lettura.

Si fa molta confusione spesso fra questi due fenomeni diversi fra di loro ma che hanno in comune la provenienza da una cella temporelesca o un cumulonembo in fase di forte sviluppo. Spesso, durante il passaggio di un forte temporale, si assiste all’incremento di forti raffiche di vento, associate anche da danni alle cose e persone che possono anche essere ingenti. Un po’ quello che è successo lunedì scorso in provincia si Arezzo, specie in Valtiberina e alcuni settori della Valdichiana (specie nelle località di Frassineto e Rigutino), ma anche nella città stessa, con numerosi alberi abbattuti, rami spezzati e anche qualche capannone scoperchiato (come all’Ipercoop di Arezzo). La gente comune associa questi eventi alla trombe d’aria (qualche notiziario locale ha scomodato la parola “uragano” per semplicità descrittiva), ma in realtà spesso e volentieri non si tratta altro che di raffiche di DOWNBURST. Come sappiamo, in una cella temporalesca, senza entrare in inutili termini tecnici, esiste una fase ascendente dell’aria, quella che di solito precede il temporale, composta da umidità e aria più calda. Questa colonna d’aria ascendente, ricca di umidità e più calda, nella sua ascesa, trovando temperature circostanti più basse, tende a condensarsi formando la nube temporalesca, con sviluppo verticale molto importante (anche fino ai limiti della troposfera). Nell’interno della nube iniziano a formarsi le goccioline d’acqua che tendono a ingrossarsi sempre di più, diventando pesanti e quindi facilitate a cadere verso il basso. Parte di queste gocce tende ad evaporare: con il fenomeno dell’evaporazione, come molti sanno, abbiamo un raffreddamento della colonna d’aria. Cosa succede allora? In questo settore l’aria diventa più fredda e quindi più pesante dell’aria circostante e quindi si forma una corrente discendente che porta con se aria più fredda, pioggia anche di grtandi dimensioni e non raramente anche la grandine! Quando i contrasti fra masse d’aria sono forti questa corrente discendente (downdraft o downsburst) può essere molto intensa (pericolosa per aerei, deltaplani ecc ecc) anche superiore ai 100 kmh. All’inizio è perpendicolare al terreno, ma poi impattando con il suolo è costretta ovviamente a divergere ai lati mantenendo però una certa velocità:

esempio calzante è questa foto che poi descrive bene quello che può essere successo lunedì nella Valdichiana:

Quindi in questo caso nessuna “tromba d’aria” come in un primo momento verrebbe da pensare o come alcuni media in maniera semplicistica descrivono anche se poi i danni, agli effetti pratici, possono essere gli stessi. Una tromba d’aria però ha un raggio di azione piuttosto limitato (poche centinaia di metri), un potente downburst può invece creare danni (magari minori della tromba d’aria o a un tornado) su un area maggiore.

Altra immagine esplicativa:

 

Ecco un’altra immagine con descrizione più tecnica:

Da qui si possono capire bene i due settori del temporale, con l’aria calda che sale a destra (inflow) e l’aria più fredda accompagnata dalle precipitazioni che scende a sinistra che sfocia in un downdraft.

Alessandro Nardi