Neve sulle montagne cortonesi

Alcune immagini del giretto di ieri pomeriggio sulle vette delle montagne cortonesi. Zone che sono conosciute per la gente del posto o poco più, quasi sconosciute già ad Arezzo ma che con la neve hanno comunque il loro fascino.
Non manca nulla infatti, da ampie praterie, al bosco e la buona vista sulla Valdichiana, sul Lago Trasimeno e verso l’Appennino umbro-marchigiano.

La vetta più alta, l’Alta Sant’Egidio (1056 m), che è anche la vetta più alta della Valdichiana aretina, è però imbruttita dopo la tormenta di vento del marzo 2015 che abbattè tantissimi alberi, ci vorranno decenni per riavere il bosco che c’era prima. Qui sono salito fino a quota 912 m e c’erano circa 15 cm di neve, poi la strada peggiorava e non aveva senzo rischiare.
Montagna poi più esposta ad ovest verso la Valdichiana, in genere ci fa un po’ meno neve rispetto alle vette che sono dietro verso est e infatti così era anche in questo caso.

Andando verso est troviamo alte vette, come il Monte Ginezzo (928 m), il cui crinale è privo di alberi. Montagna esposta al sole e al vento, la neve spesso non è uniforme, c’erano circa 15-20 cm di neve a quota 910 m. Sulla vetta, dove però non sono arrivato, si ha una bella vista a 360° dal vicino Lago Trasimeno ai Monti Sibillini.
Qui un paio di scatti verso le montagne cortonesi.

La montagna migliore della zona che ha un po’ tutto, tra altezza neve maggiore, belle visuali e bei tratti di foresta, è la coppia ravvicinata Monte Castel Giudeo (1037 m) e Monte Traforata (1030 m). Le due vette sono molto vicine tra loro e sono collegate da ampi sentieri, ideali per fare camminate in questo caso era quasi da ciaspole. Neve di circa 30 cm oltre i 950 m, chiaramente meno nei punti esposti al sole e al vento ma di più nei punti al riparo dal sole.

Ecco le immagini di come erano le due vette, sembrava quasi di essere in qualche foresta del Casentino. Immagini tutte da quota 950 m a quota 1037 m che è il punto più alto.

Qualche scatto verso l’Appennino umbro-marchigiano con la vista fino ai Monti Sibillini.

 

Simone Paolucci