I poggi spelacchiati (1)

Poi [la strada da Anghiari a Caprese] sale i Monti Rognosi che, come indica il nome, sono squallidi e scabri e di una desolante sterilità, ma dai quali si scorge nettamente la Verna che d’improvviso apparisce come una massa gigantesca di rupi con la vetta ammantata di boschi,...(da una guida turistica dei primissimi anni del 1900; di lì a poco, quei monti cambieranno un po’ aspetto a seguito di molto discussi impianti di pino)

Vicinissime ad Arezzo, tra Anghiari e Ponte alla Piera, le colline pomposamente chiamate Monti e composte di rocce metalliche costituiscono una zona interessante e diversa da esplorare: un territorio ricco di storia, un terreno insolito per la natura delle rocce che lo compongono e per la travagliata flora che qui soffre ma pure si adatta con caratteristiche e specie insolite e a volte esclusive.
Abbiamo fatto diversi percorsi e in più riprese su questi rilievi dal nome così poco attraente, esplorandoli sia a est che a ovest del torrente Sovara. Anzi, fa parte integrante dell’area anche Montauto, sicuramente il luogo più noto grazie al torreggiante castello e di cui abbiamo già riferito a tempo debito. Non a caso, la porzione dei Rognosi che noi chiameremo semplicemente ovest è appunto detta di Montauto. Della porzione est, o di Albino, parleremo nella prossima puntata.

Vista d’insieme del Pian della Croce, del Conventino e delle sue policrome cave. Si, è vero, il primo mattino non è il momento migliore per una foto, ma più tardi siamo in pieno controsole … Forse di tardo pomeriggio estivo … comunque la foto mostra, spanna più spanna meno, l’intera Riserva Naturale dei Monti Rognosi, nata nel 1998. Il restante circondario rimane “area attigua”, una sorta di cuscinetto di salvaguardia. Su quest’area vi sono state attività estrattive sin da epoca etrusca e romana, fino a giungere alle più recenti medicee, napoleoniche e infine private.

 

Il perno per escursioni sul lato ovest non può che essere il Conventino, al cui accesso dalla provinciale si trova un comodo parcheggio dal quale è poi facile raggiungerlo dopo aver ttraversato il Sovara.
Considerevole punto di riferimento per tutta la zona, la costruzione è conosciuta da secoli per la sua storia e l’importante posizione sulle vie di grande comunicazione tra Montauto, Anghiari, Ponte alla Piera, Sansepolcro e le vie verso il nord e la Romagna. Da qui passava infatti la via Ariminensis, che veniva da Arezzo, via Scheggia e Montauto, per dirigersi a Rimini (Ariminum).
Attraversato il Sovara, è abbastanza naturale lasciarsi subito incuriosire dalle storiche e ben visibili miniere, ben segnalate e documentate da pannelli. Saliamo poi al Conventino, cominciando a vedere le prime fioriture di stagione: primule, cespugli di biancospino e di susino selvatico e i fiori biennali di ginepro che fioriscono ogni due anni e quindi ne vediamo alcune con i fiori e altre con i frutti (le bacche con cui si aromatizza il Gin). In questo habitat cresce una varietà adattate di ginepro rosso.

Il Conventino (quota 404), anche in prospettiva con i suoi resti di attività mineraria, sui quali erti e franosi fondi di minerale colorato Gianfranco, agile come uno stambecco, si avventura in perigliosa risalita. Descrizioni, storie e leggende dei vari siti dell’area sono ben riportate su pannelli disposti lungo i sentieri e pertanto a questi debitamente rimandiamo.

Ogni volta che si transita dall’emiciclico auditorium campestre, è difficile resistere ad una infantile mimica di improbabile scenografia. Sarà colpa dell’età… Purtroppo c’è da notare che aspetto, traballamenti e scricchiolii non fanno ben sperare sulla stabilità delle opere.

 

Vi sono sentieri ufficiali poco pratici e agevoli percorsi informali che comunque fanno transitare da un auditorium campestre e poi lungo un percorso a mezzacosta che porta al Pian della Croce.
La natura si sta risvegliando e ci divertiamo a scoprire e fotografare una quantità di gemme che si stanno aprendo in mezzo a una evidente frana di rocce verdi, azzurre e rossastre.
Ad un certo punto si apre un erto pendio quasi sopra la chiusa, dove imponenti roccioni colorati formano un balcone a picco sul Sovara, la sua chiusa e la provinciale.
Ci fermiamo a goderci il panorama e a fare un po’ di scatti, è una zona particolarmente suggestiva e le enormi rocce metalliche, la gariga e gli sparuti pini danno la sensazione di un paesaggio alieno, quasi fosse una landa esotica ferita da antichi meteoriti, mentre invece i Monti Rognosi 200 milioni di anni fa erano sul fondo del mare e si sono formati dal magma incandescente che ribolliva e si solidificava nelle profondità marine.

 

Subito sopra il Conventino, impressiona il resto di muretto formato da pietroni a secco e rivestiti di antico muschio, mentre tutt’attorno un intricato groviglio di vegetazione parassita, rovi, eriche, sanguinelli, prugnoli imparentatati con altri arbusti e alberelli di interesse commestibile o officinale. Qualche esemplare di ginepro è veramente enorme ma tutta la vegetazione è comunque rinsecchita, rinselvatichita e abbrutita dalla totale assenza di cure. Non è una questione estetica quanto – sembra casomai – di salute della vegetazione stessa.

 

Dopo aver attraversato macilente pinete, il sentiero giunge finalmente alla terrazza ofiolitica sopra la chiusa. Qui un alieno scenario di asprezza e peculiarità esercita sicuramente una buona dose di fascino, del bello o dell’orrido che sia. La natura magmatica del suolo della zona, che va da Montauto ai due baluardi della barriera (ferita) di Montedoglio e con ulteriori affioramenti a Pieve S. Stefano, è ben evidenziata sulla carta geomorfologica regionale (disponibile presso lo Sportello Cartografico RT).

 

Poco prima di incrociare lo stradello ed eventualmente proseguire sul SN B, il sentiero regala l’affioramento gigantesco, il roccione marrone con licheni ocra fluorescente che sembra un cetaceo a bocca aperta. Bocca che, nella immancabile ricaduta infantile, diventa obiettivo e trofeo. Magno esempio di serpentina (un componente dell’ofiolite).

 

Nella zona delle Strette, lungo la salita al Pian della Croce, si trova una malridotta area attrezzata, con ormai fragili panche disposte a circolo, a mo’ di aula. Proseguendo a dritto il sentiero non siamo arrivati a nulla se non a dirupo sul Sovara, mentre l’ascesa alla sommità può continuare svoltando invece a destra su tracciato pressoché invisibile. Un’altra area simile la troviamo lungo lo stradello che attraversa il Pian della Croce (dalla chiusa a Camprione, un po’ 104B e un po’ 104C): leggermente più praticabile ma le panchine altrettanto instabili. L’indicazione “104C – Conventino” dovrebbe indicare una delle vie di rientro, in particolare in corrispondenza del reinnesto del Sentiero Natura B ma tutti i nostri ingenui sforzi di trovarne l’imbocco non sono stati coronati da successo. Poco male, incerti del fai-da-te. La tabella subito sotto segna invece la via poi seguita (onnipresente 104B… ce lo troveremo dappertutto!).

 

Continuiamo il sentiero e facciamo tappa rifocillante in uno spiazzo attrezzato che ha visto tempi migliori, sul Pian della Croce. Riprendiamo più sotto il sentiero natura, mimetizzato e non segnalato, che apre il panorama verso sudovest e Sasseto. Un percorso veramente piacevole che ci porta ad un valichetto che qualcuno ha battezzato Kyber Pass e che poi torna ancora sullo stradello per Camprione-Montauto. Qui, la scarsa letteratura e un novello segnavia all’area attrezzata propongono un sentiero che torna al Conventino che – ahinoi – non riusciamo a trovare! E pur di cercarne l’imbocco, ci spingiamo ancora lungo lo stradello e allora, visto che ci siamo, facciamo un saltino sul Monte della Croce (quota 685). Chiediamo pure lumi a cavalieri di transito, ma invano. Torniamo quindi sui nostri passi e, presso l’area attrezzata che già ci accolse, inforchiamo il sentiero segnalato pure lui per il Conventino. Stimolante percorso, di mezzacosta superiore all’andata e bella visuale sulla valletta del Sovara e sui Rognosi est, con tanto di interruzione da frana e tronchi che obbligano ad improvvisare una pendente digressione e una nuova intercettazione più a valle del sentiero stesso.
Ripreso il sentiero lungo il secolare e malandato muretto di pietre, affiancato da altre pietre di manufatti ormai distrutti e circondato da svariati inselvatichimenti di piante officinali, e tirando dritto si esce in breve proprio all’edificio del Conventino, ora proprietà privata.

 

Il Sentiero Natura B (?) è una variante di mezzacosta verso nordovest del tratto di crinale del Pian della Croce. È un percorso piacevole e vario, ricco di flora e con bella vista su Sasseto e Montauto e dotato pure di un minuscolo passo che qualcuno in vena esotica ha battezzato Kyber Pass (lungo passaggio montano tra Afghanistan e Pakistan, usato pure da Alessandro Magno e che nel corso dei millenni ne ha viste di tutti i colori).

 

Il tipico aspetto del Pian della Croce, più o meno analogo alle altre zone adiacenti che hanno visto gli impianti di pino: un aspetto arido e spelacchiato che, unito al colore verdastro delle ofioliti rende proprio l’idea di un animale malato di rogna. Vero che ogni tanto si trovano radure di vegetazione steppica ricche di spennacchiosissime stopie.

 

Il segmento di 104B che dalle panchine di Pian della Croce riporta abbastanza direttamente al Conventino non è affatto noioso, vuoi perché c’è sempre da guardare dove mettere i piedi (anche a causa dei soliti stercorari), vuoi per il panorama verso nordest, verso l’altra porzione di Rognosi e obiettivo prossimo.

 

La valletta del Sovara divide in due i Rognosi: a sinistra l’area ovest (di Montauto), di contingente interesse, mentre a destra quella est (di Albiano) che seguirà a breve. I due circoletti azzurrognoli indicano i maggiori affioramenti di serpentiniti qui descritti, alcuni dei quali formano speroni ben visibili dalla provinciale che costeggia il Sovara.
Nota: queste mappine casalinghe non hanno nessuna velleità se non fare un po’ di coreografia e il riassumere i più significativi percorsi dei quali abbiamo avuto esperienza diretta. La numerazione dei sentieri è per certa parte presunta, data la mancanza di carte aggiornate e alcune (forse solo apparenti) discrasie nei pochi segnali sul territorio.

 

Una zummata nell’area del Conventino, che rappresenta landmark, parcheggio e crocevia della zona. In primo piano a destra il sito di cave e fornace di miniera, vistoso e comunque ben segnalato appena attraversato (o guadato…) il Sovara. Risalendo invece la sterrata-selciata verso il Conventino, si trovano nell’ordine le deviazioni a sinistra: sentiero CAI 104B ufficiale ma scomodo, sentiero non segnato ma ben calpestato e vasta apertura prativa che dà sull’auditorium. Tutti poi si congiungono oltre l’auditorium, dove troviamo altri segnali che lasciano nuovamente perplessi ma tanto si va’ d’intuito. Cose che sconcertano leggermente sono gli anelli e le moltiplicazioni del 104B, specie laddove il supporto cartografico è praticamente assente.

 

Due elementi gialli nel bigio paesaggio… Nella prossima puntata ci sarà qualche rifinitura floreale: nulla di eccezionale, ma qualche tocco di colore ci sta bene, no?

 

Carlo Palazzini & Gianfranco Landini