Metano artico

Sotto i ghiacci dell’Artico si trova una grande quantità di metano intrappolata. In questi ultimi anni però il ghiaccio si sta sciogliendo e il metano risale in superficie. Il metano è un gas effetto serra 20 volte più pericoloso dell’anidride carbonica (CO2).

Quando il materiale organico, come piante e animali morti, marcisce, si produce metano e anidride carbonica. Nell’Artico, la maggior parte del materiale organico è congelato nel permafrost (suolo perennemente congelato). Ma quando il ghiaccio all’interno del permafrost si scioglie, le piccole bolle bloccate nel suolo salgono attraverso l’acqua  e si rilasciano nell’atmosfera. Questo fenomeno potrebbe provocare un aumento drammatico del riscaldamento globale.

Il rilascio di metano sembra sia dovuto, oltre all’aumento di temperatura al suolo, anche al riscaldamento del fondale (marino e dei laghi) a causa dell’apporto di acqua (relativamente) più calda dai fiumi siberiani.

Secondo gli scienziati, l’improvviso rilascio di metano è stato causa in passato di un rapido aumento delle temperature globali e di drammatici cambiamenti climatici.

I ricercatori a bordo di una nave che ha seguito tutta la costa settentrionale della Russia hanno rilevato fortissime concentrazioni di metano, talvolta 100 volte superiori ai livelli attuali, in numerose aree vaste migliaia di chilometri quadrati dell’Oceano Artico di fronte alle coste siberiane.

Gli scienziati hanno visto alcune zone di mare con numerose bolle di gas metano provenienti dal basso, una sorta di “ciminiere di metano” direttamente dal fondo marino. A loro parere questo significa che gli strati sottomarini di permafrost  che fungono da coperchio per evitare che il gas fuoriesca, si sono ormai sciolti, permettendo al metano di uscire dai depositi in cui è intrappolato dall’ultima era glaciale.

Questo fenomeno denominato “ciminiere di metano” è stato notato non solo in Siberia, ma anche in Alaska.

Simone Paolucci