Lo scarponatore tecnosupportato: prima, durante e dopo

(sfatiamo il detto che adulti e bambini si distinguono per il prezzo dei loro giocattoli)

Nel corso dei precedenti articoli (qui l’ultima puntata) si è cercato di buttare là diversi arruffati e sconclusionati concetti abbastanza convergenti però sul fatto che fare escursionismo con l’ausilio di un ricevitore GPS è più divertente e in certi casi aiuta a rischiare un po’ meno. Su quest’ultimo punto, a rimuovere ogni dubbio, ri-sottolineo che l’uso di un tale aggeggio con una certa cognizione aiuta a non perdersi in terre incognite in termini:

a)      assoluti, perché si dispone anche di attinente cartografia topografica dettagliata e affidabile e conseguentemente si ha opportuno dominio del circondario;

b)      condizionati, perché la cartografia associata è un colabrodo e/o la conoscenza di terreno e percorsi scarsa ma in caso di totale blackout di orientamento si può sempre rifare la strada a ritroso (backtracking).

Ora mettiamo da parte le psicotragedie e vediamo come l’uso godibile del nostro ricevitore, per dare il meglio di sé, abbia in generale bisogno di una preparazione ante-missione e di analisi/trattamento dati al ritorno. Per tuffarci sull’argomento, occorrerà però arginare ambiti e circostanze, dato che la materia è in forte e crescente espansione. Ci confineremo pertanto in una sfera di basso livello dedicata allo scarponatore domenicale, che non è un esperto di topografia o sistemi GIS né vuol diventarlo e che conta sul suo ricevitorino GPS, sul suo pc e poco altro.
È doveroso aprire una parentesi sul quel “ricevitorino” o PND che dir si voglia. Da un punto di vista di prestazioni globali e versatilità in materia, smartphone e tablet hanno di fatto superato i ricevitori specializzati per outdoor ma questi continuano a detenere la maggioranza tra gli hiker/biker (che poi magari si portano anche un qualcosa-phone, mica so’ fessi) per un paio di motivi non certo trascurabili:

  • autonomia: con utilizzo intensivo, un ricevitore outdoor si fa almeno una ventina d’ore filate, che diventano quante si vuole con la cartucciera di stilo, ricaricabili o meno; nonostante notevoli recenti miglioramenti, un tipico palmare ha una batteria proprietaria quasi sempre inamovibile e, visti anche gli altri usi, potrebbe neanche fare la giornata;
  • robustezza e impermeabilità: uno smart avrebbe vita dura quando montato su manubrio di mbk che affronta piogge, acciottolati e anche cadute, situazioni che rientrano normalmente nelle specifiche di un buon ricevitore; la cosa non è del tutto applicabile a quei cosini modaioli e come minimo occorrono contromisure (che non costano poco);

Dopodiché, ovvio, ognuno fa come gli aggrada.

Una delle tante diramazioni su base OSM che denota buona chiarezza e propensione alla sentieristica sono le 4uMaps (for-you-maps). Alternative: OpenCycleMaps o Wander-Reit-Karte.

Fino a qualche hanno fa, un grosso punto di forza del computer tascabile era l’ampia e facile disponibilità e manipolabilità di varia cartografia, compresa quella fai-da-te, ma in questo campo anche i ricevitori (GPSr) hanno aperto molto le porte, rinunciando alla riservatezza di certe codifiche proprietarie o allargandosi anche a formati standard e oggi non ci si può lamentare. Certo, quando non si va per greppi e fossi e restando sotto copertura 3-4G (es. turismo cittadino), il palmare/tablet è ormai imbattibile, come ben sa chi ha provato OruxMaps, tanto per citare una free app.
Chiudiamo la parentesi, tanto non siamo qui per disquisire su gusti e primati e poi la sostanza di quello che diremo si applica in generale.
Piuttosto, un’altra parentesi più dolorosa (almeno formalmente) si apre sul versante cartografico. Per comprendere la dolorosità, basti pensare che se anche abbiamo acquistato una mappa cartacea non è che se ne possa lecitamente disporre come vogliamo, ad esempio usarla elettronicamente dopo averla digitalizzata. Anche le IGM, più o meno acquisibili dal PCN ma di proprietà del MiniDifesa, non sono utilizzabili liberamente neanche per uso personale, mentre qualche condizionata chance viene lasciata dalle CTR. Tutta questione di copyright ma non solo, visto che i probi sudditi non vogliono certo rubarne la proprietà intellettuale o farne mercimonio. È il caso, difatti, delle carte commerciali dove viene vietata la riproduzione a qualsiasi titolo, figuriamoci se poi se ne potenzia l’uso con la digitalizzazione georeferenziata! Come per il s/w, pare che l’acquisto implichi solo l’acquisizione di una condizionata licenza d’uso e non della proprietà. A maggior ragione vi sono impedimenti legali alla loro pubblicazione, per cui ne presente contesto ci avvarremo delle sole OSM.

Ben diversa la situazione in certi altri paesi, dove peraltro si tiene in considerazione che la realizzazione della cartografia ufficiale nazionale è già stata pagata con le tasse dei cittadini (stessa filosofia del servizio GPS, ricordate?). Esempi: le USGS Topo, le UK Ordnance Survey o le meravigliose Norgeskart (disponibili su Orux; occhio: dopo occorre ripulire lo schermo del tablet dalla bava colatavi…). Qui, ragionevolmente, vale solo il divieto di uso commerciale lasciando pieno godimento privato intangibile, laddove nel belpaese questo l’hanno fatto rientrare nella fattispecie di “illecito profitto”.

Le incomparabili Norgeskart (carte nazionali norvegesi), qui nella versione web ma disponibili on-line su OruxMaps. Non solo di pregiata natura vettoriale con dettaglio praticamente al livello catastale (si notino le scalette metriche e gli zoomstep ancora disponibili!) ma pure strutturale su svariati layer tematici. E licenziate per ogni uso personale … sigh!
Che ne direste di una scarponatina su quel promontorio di sinistra?

Di s/w non-device-branded popolari per trattamento hobbistico di cartografia, tracce e waypoint ce ne sono diversi, dagli storici shareware GPS Map Edit e Ozi Explorer a moderni e performanti CompeGPS e GPS Track Manager ($€£$), passando per tutte le possibili combinazioni e sfumature. Applicazioni potenti, omnicomprensive, versatili e (formalmente) free non è però che ce ne siano molte, anzi – se ci mettiamo anche l’esigenza della lingua – direi che in pratica ce n’è una sola: OkMap. L’autore Gian Paolo Saliola (le cui iniziali già battezzano una missione…), grazie a frequenti aggiornamenti e sviluppi per mantenerlo allo stato dell’arte, l’ha portato a livelli di primo piano anche nel confronto con quelli blasonati. Se poi ci mettiamo un bella e dettagliata guida utente pdf (cosa oggi rara) e un user forum gestito dallo stesso autore, dotato tra l’altro di una spiccata disponibilità ad ogni aiuto e consiglio diretto, bah! fate un po’ voi… A proposito, la precedente personale accezione “formalmente free” intende quell’etica in cui si prova, si setaccia e si tira il collo ad un’app senza nulla dover a nessuno ma appena questa diviene costante risorsa “produttiva” allora scatta il dovere morale e materiale della donazione, che serve anche a sentirsi meno meschini…

L’interfaccia di OKMap non è proprio a livello rookie, tante sono le funzioni e le utilità disponibili a spettro totale. Messe allora temporaneamente da parte le funzioni inerenti al live navigation, al trattamento dati vettoriali, al routing, ai formati marginali e altre svariate utilità offerte, il numero di tasti e funzioni diventa più masticabile. Tutta l’applicazione è molto personalizzabile, compresa l’interfaccia e la lingua (quindi non fate caso alle immagini, soggette alla deformazione mentale del sottoscritto) mediante i numerosi pannelli di opzioni/preferenze.
Proiettata sulla mappatura OSM, ben visibile la traccia di una classica racchetta altocasentinese, con segnato un wpt su un punto topico. Colori, spessori e icone disponibili a sazietà.
La capacità di digerire e manipolare brillantemente anche pesanti cartografie in formato ecw (graficamente supercompresso e georeferenziato, by ERMapper), visto quello che si può reperire in rete, è già da sola una ragione assoluta di considerazione.

Saltando ulteriori melensaggini, vi proporrò dei banalissimi esempi di uso di cotale s/w per studiare e descrivere la nostra scarponata domenicale, usando solo alcune funzioni base e alla portata di tutti. Salterò comunque i delicati passaggi di georeferenziazione di una qualsiasi cartografia raster digitalizzata in proprio, vuoi per quanto prima polemizzato, vuoi perché i procedimenti sono ben spiegati nel manuale, vuoi perché queste pagine sono per proclamata missione destinate solo ad incuriosire, lasciando l’insegnamento a fonti ben più autorevoli.

La carta turi-escursionistica della Comunità Montana del Casentino (Selca), senza datum e reticolati (ma dico!) per quanto con buona marcatura sentieristica aggiornata e arricchita a tergo con idee e informazioni aggiuntive. La scala è solo 1:50K ma chiarezza e visione a largo respiro di ampia parte delle più attraenti aree scarponatorie aretine la rendono un must. Proprio per la sua leggibilità, assume notevole valenza anche in piccoli schermi di giocattoleria outdoor (vedi schermatina). Manco a dirlo, le relative versioni OruxMaps (Android, vedi i due tablet da 10” e 7”) e KMZ/Custom Maps per il GPSr sono frutto di semplici passaggi con OKMap.

 Pre-missione

Questa fase ovviamente non è strettamente necessaria se ci si associa ad un tour organizzato mentre è caldamente consigliabile se non si ha buona conoscenza del playground, delle sue risorse e delle alternative e ciononostante ci stiamo inventando un percorso escursionistico sulla base di informazioni o esperienze di chi non sarà poi lì con noi. Tanto più consigliabile quanto più elevati sono quota, lunghezza e isolamento. Sembra la solita solfa cattedratica salvo poi scoprire nelle cronache locali quanti hiker improvvisati fanno poi scomodare gli elicotteri anche solo sul nostro docile appennino.
Si tratta di raccogliere quante più informazioni possibili sull’area per poi arrivare a sintetizzare un percorso ed eventuali alternative. Anche nel caso che si possegga una cartografia escursionistica nativa di opportuno dettaglio e affidabilità già caricata sul ricevitore (cosa assai remota nelle nostre zone), è cosa buona e giusta realizzare un minimo di trip planning che consideri almeno lunghezza, pendenze e tempi stimati; meglio ancora, anche criticità, risorse e “piani B”.
Ma rimaniamo sull’essenziale.
In alcune aree, la suddetta cartografia elettronica dedicata (es. Garmin TrekMap) è abbastanza dettagliata e la preparazione può essere svolta con il solo Garmin MapSource (applicazione gratuita benché di parte) con eventuali aggiunte personali qua e là. Da noi manco se ne parla ergo tocca arrangiarsi…
Una volta necessario per ogni dialogo coi ricevitori della casa, MapSource oggi rimane indispensabile per la gestione della cartografia originale (personalmente non uso BaseCamp, lo trovo un po’ rognoso) ma rimane sempre una alternativa per generazione e editing di tracce, itinerari e waypoint, mentre per la copia di tali enti tra pc e ricevitore e viceversa oggi basta un qualsiasi file manager dato che sono solo file gpx.
Per simulare un percorso, basta quindi intravederlo sullo schermo e seguirlo con cliccate conseguenti approssimandolo con una linea spezzata. Non c’è bisogno di esagerare con i trackpoint, basta farsi un’idea di distanze e ascensioni e comunque le (im-)precisioni intrinseche (compresa quella del modello semplificato di altimetria, il DEM) difficilmente fanno contare su incertezze inferiori al 10%, ma va benissimo così.
Su questo versante, il nostro OkMap riesce a fare almeno le stesse operazioni ma anche allarga tremendamente le possibilità del sottofondo cartografico, oltre a poterne pure generare una specifica versione kmz (uno standard di Google Earth) digeribile dalle ultime generazioni Garmin sotto il nome Custom Maps. Che – vero! – ha dei limiti, ma per aree ristrette è un godimento. Soprassediamo qui sulla ulteriore possibilità JNX.
Soluzioni già fatte, infine, sono disponibili anche sui siti di collezione tracce come GPSies, Everytrail e simili.

Uno strumento come OKMap è utilissimo per studiare a tavolino i percorsi e pianificare di conseguenza la missione. La costruzione manuale di una traccia, per punti (click) successivi permette anzitutto di vederne, in tempo reale e con adeguata approssimazione, lunghezza totale e caratteristiche altimetriche. Poi, casomai mancassero i sentieri segnati sulla €£$$€ cartografia del giocattolo, le tracce così costruite possono sostituirli senza troppa speme. Infine si possono aggiungere wpt di utilità/piacere. Tracce e wpt sono esportabili in tutti i modi possibili, data la presenza interna del noto GPS Babel.
Per evitare che per i troppi agi si perdano le nozioni basilari di fisica e le capacità di calcolo approssimato “al volo”, non vi dirò che OKMap, una volta tracciato il cammino e approvvigionata l’altimetria DEM della zona, può simulare il percorso, con relativo calcolo di tempi di percorenza stimati sulla base di una velocità piana personalizzabile e automaticamente modulata in funzione delle pendenze incontrate.

Debitamente importata e georeferenziata una carta, OKMap può provvedere a scaricare la relativa copertura SRTM, un modello di altitudine (DEM) semplificato frutto di una scansione radar effettuata dagli Space Shuttle. Nel grafico, il profilo (rosso) rilevato da GPSr e quello derivato da DEM: un po’ fibrillante ma sufficiente ad es. per avere una rapida idea di ascensioni totali (che a me schifa un po’ chiamare dislivelli).

 Missione

La cruda informazione GPS dev’essere contestualizzata sennò serve solo a comunicarla a terzi in caso di chiamata SOS. Processo indispensabile: tramutare una astrusa serie di numeri in un ben preciso punto su una rappresentazione commestibile per le nostre facoltà, ad esempio una bella e colorata carta topografica orientata. La dottrine military-survival insegnano a usare bussola, carta cartacea e reticolati UTM, cosa propedeutica e sempreverde ma spesso disagevole se non anche un po’ eccentrica nelle nostrane situazioni di escursionismo scarponatorio e data altresì l’odierna disponibilità, anche a prezzi ragionevoli, di aggeggi geolocalizzanti con capacità elaborative, connettive e display cartografico. Saper usare certe tecniche in caso di necessità è una cosa, usarle di routine un’altra (si rivedano anche gli articoli precedenti).
Ma per l’occasione a noi interessa solo il recording dell’aggeggio, ovvero la traccia e gli eventuali wpt marcati volontariamente per ricordarci appunto qualcosa. Giusto all’inizio d’avventura, il consiglio personale è quello di:

  • resettare il trip computer del ricevitore, così i dati mostrati in tempo reale (odometria, quote max/min, velocità media …) saranno quelli contestuali;
  • ricordarsi di sincronizzare l’ora della fotocamera con quello (riferimento master) del GPSr, così se volessimo poi geotaggare le foto non ci saranno problemi di offset incogniti; non ce n’è bisogno se si usa un aggeggio all-in-one, ma a maggior ragione vale poi:
  • portare le batterie di ricambio…

Per poter degnamente geotaggare le foto, è necessario sincronizzare l’orologio della fotocamera, atteso che quello del GPSr è giusto per definizione (secondo più o meno) e poi comunque comanda lui. Personalmente non mi sto a trastullare coi comandi di clock-set ma semplicemente, dopo calzati gli scarponi, fotografo lo schermo del GPSr che nel frattempo se n’era stato lì a stabilizzare il fix. A casa, con calma, calcolo l’eventuale offset e poi uso una utility che, in rapido batch, va a modificare il campo EXIF orario giusto di tale offset in tutto il lotto di scatti. Fondamentale durante i cambi d’ora legale-solare, sistematicamente negletti dallo scrivente.
Nel riquadro con gli EXIF, evidenziato anche il tag che verrà compilato con la georeferenziazione.

 Post-missione

Se correttamente istruito e coccolato, il nostro gingillo ha registrato tutti i nostri gironzolamenti con una nutrita serie di punti-traccia, ognuno dei quali caratterizzato da coordinate (indifferente se lat/lon o piane), data/ora, quota e velocità istantanea (vettore, quindi anche la direzione di spostamento) e poscia mettendo tutto in un file (oggi generalmente un gpx, che è uno standard trasversale con codifica xml). Più eventualmente le nostre marcature speciali, i waypoint, con anche nome e commento.
Questo file può detto-fatto essere dato in pasto ad applicazioni coreografiche, come Google Earth, ad applicazioni che trattano la georeferenziazione delle foto o ad applicazioni che permettono una analisi più accurata del cammino, eventualmente attraverso una oculata manipolazione dei dati stessi. Tra i tanti, riecco il nostro OkMap, che, tra le diverse altre possibilità,

  • permetterà di aggiustare e ripulire le tracce mediante editing e filtraggi (deturpanti slip point del GPS, ricucitura tracce spezzate…),
  • permetterà di arricchire e completare i dati dei wpt, o anche aggiungerne o eliminarne,
  • proietterà il tutto sulla cartografia di nostra scelta, quale che sia (map served o meno…),
  • proietterà il tutto su Google Earth per realizzare quelle accattivanti viste 3D e magari con overlay,
  • mostrerà a che ora si era in un certo posto,
  • riassumerà i dati salienti della camminata, come distanza parziale o complessiva, velocità medie, ascensioni ecc. previa “pulizia” della traccia stessa,
  • mostrerà graficamente l’andamento della quota vs. distanza o tempo,
  • permetterà di annotare o arricchire le cartografie,
  • si curerà di geotaggare il nostro prezioso fotoreportage.

Una vera applicazione a tutto campo. Fa’ anche molto altro, ma mo’ basta qui.

Analogamente a quanto magari già fatto in fase preparatoria, la traccia rilevata permetterà di ricostruire anche il profilo altimetrico, con o senza i wpt marcati lungo il percorso stesso, e le interessanti statistiche della nostra scarpinata: ascensioni totali, tempo totale o di movimento, velocità media…

Un photo-show, magari su megaschermo Full HD, sapientemente arricchito dalle possibilità messe a disposizione, assume tutt’altra dimensione, sia come completamento descrittivo e scenografico sia come coinvolgimento di spettatori (che chissà perché non sono mai abbastanza avvinti dai NOSTRI reportage …).

Alla prossima infamia. Saluti da Carlo Palazzini

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